Barattieri by Gherardo Ortalli

Barattieri by Gherardo Ortalli

autore:Gherardo, Ortalli [Ortalli, Gherardo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Saggi
ISBN: 9788815309839
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2012-10-14T22:00:00+00:00


5. Re e podestà dei ribaldi: il caso piemontese e le condizioni generali

A parte il “sovrano” quattrocentesco a cui capitava di guidare le prostitute d’Ivrea e quello bastonato da Opicio de Casale, il Piemonte merita speciale attenzione poiché lì si è cercato con più impegno il re dei ribaldi (o barattieri) e si sono recuperate con qualche maggiore fortuna sue eventuali apparizioni[129]. L’area è particolarmente indicata per la vicinanza con il mondo francese in cui il roi des ribauds ci fu ed ebbe peso. Si trattò di una presenza effettiva con una lunga storia partita dai tempi di Filippo II Augusto. Quel roi, comandante di una truppa irregolare al servizio del sovrano (per molti versi prossima nella logica alla ribalderia militare dei comuni italiani), sarebbe divenuto col tempo un ufficiale di modesto e ambiguo grado destinato anche localmente al controllo delle case da gioco e della prostituzione. Si trovò in ogni caso a svolgere un ruolo all’interno di uno stato ben altrimenti organico e centralizzato rispetto all’Italia centro-settentrionale (dove la baratteria fiorì con più libera esuberanza), ma anche in ambiti provinciali troviamo oltralpe dei reges ribaldorum o rois des ribauds o des arlots. Destinati gradualmente a sparire nella prima metà del secolo XV, a Parigi l’ultimo re dei ribaldi del Palazzo reale uscì di scena nel 1449 senza essere più sostituito dopo un ventennio di carriera[130]. Si trattò comunque sempre e soltanto di funzionari subordinati al potere pubblico di cui erano espressione.

A quei particolari “sovrani” la quattrocentesca Ivrea si potrebbe ricollegare proprio nel rapporto con il meretricio ed è plausibile pensare che qualcosa dalla Francia filtrasse in terra piemontese influenzandone le strutture, ma a mio vedere a essere influenzata fu soprattutto la storiografia ottocentesca che sul modello francese mosse compatta alla ricerca di analogie. Quella figura ma più ancora quel titolo di re dei ribaldi sono indubbiamente di grande fascino e riuscirono a trovare seguito e nuovo vigore col trasferimento dalle vicende storiche alle costruzioni letterarie. Per la carica fascinatrice di cui disponeva, il titolo finì col passare nell’immaginario collettivo dai concreti ambiti della polizia a quelli della malavita con risvolti letterari anche prestigiosi, e valga per tutti Victor Hugo col Notre-Dame de Paris e la sua corte dei miracoli. In effetti, gli anni di maturo Ottocento in cui fra gli studiosi italiani affiorò l’interesse per la baratteria e la ribalderia erano proprio quelli in cui in Francia era forte l’attenzione per il roi des ribauds e doveva venire naturale il riferimento alle vivaci ricerche là in corso[131]. Questo ha portato anche a identificare il re dei ribaldi – inteso quale vertice di un’organizzazione ritenuta sostanzialmente autonoma e largamente spontanea – con il podestà dei ribaldi che nel complesso ha connotazioni istituzionalmente diverse e più precise. Di fatto, il podestà ricevette dalla storiografia una corona che non era la sua. Le qualifiche hanno finito per essere assunte come intercambiabili e in parte la cosa è forse non del tutto impropria, ma conviene rinunciare al fascino della formula costruita su un “regno” ribaldo e restare più concretamente alla podesteria.



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